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Il caso Roma
Amministrare una città non è semplice
Il Masterplan di Kenzo Tange
di Claudio Vianello ©Dòmie16
Jesolo 03 Settembre 2016
Il caso della Sindaca Virginia Raggi a Roma, dovrebbe far scuola e servire a tutti noi.
Negli anni 90, anch’io provai l’ebrezza dell’amministrare una città, ero un Consigliere Comunale di maggioranza e così avrei potuto vedere cosa succedeva all’interno del palazzo di gomma. Allora eravamo un gruppo politico nuovo e coeso, eravamo quelli della Lega Nord, quelli della giunta di Renato Martin e quelli del "mare di Padania".
Il tutto ebbe inizio con le votazioni amministrative nel 1993, un inizio con idee semplici per amministrare una città che era da molti anni ingessata da beghe e lotte interne, PCI-PSI-DC-PSDI.
Volevamo in poche parole occuparci del quotidiano, parlando politicamente un linguaggio nuovo in città, dovevamo fare quello che i cittadini ci avevano chiesto, dandoci la loro preferenza e votandoci.
Anche noi volevamo una città in ordine, amministrando solamente per il bene cittadino e basta.
Ahimè, dicono che il potere logora. Esatto, dico io, ma non per tutti. Avevamo l’obbligo allora, di redigere il nuovo PRG di Jesolo, strumento fermo da oltre trent’anni in città. Purtroppo, come spesso accade in politica per il neofita, il primo mandato lo portammo a termine nel modo migliore e la città ci riconfermò, anche se c’è da dire che ci furono le prime beghe interne di potere.
E come spesso accade con l’investitura del secondo mandato cittadino, le cose iniziarono a cambiare, troppi interessi individuali.
Il nuovo PRG portò un sacco di problemi: Tizio aveva un terreno, Caio ne aveva un altro e Bepi lo stesso…e così via. Poi ad inasprire gli animi politici, ci furono i coefficienti di edificabilità, a Caio era stato dato l’uno, a Toni il due e a Bepi il tre. Come si fa? Eccoli gli interessi personali. C’è da dire anche, che trovare in città quelli che non ne avevano allora e che non ne hanno oggi, interessi, è estremamente difficile, ma come tutti noi sappiamo, la politica in Italia funziona proprio così.
Chi si mette in politica, prima tutela i propri interessi ? E poi quelli degli altri ? Decidetelo voi se vi avanza del tempo… Allora provai a far votare dalla maggioranza appena insediata, una mozione per vincolare i terreni degli amministratori locali per una generazione fino al terzo grado di parentela, fu bocciata… Secondo voi come finì? Lasciai la maggioranza nel pieno del voto per il nuovo PRG jesolano, non la votai anche se non ero incompatibile… ( Il nuovo PRG allora, fu approvato con la maggioranza dei voti : cinque su venti disponibili )
È difficile veramente fare opposizione in Consiglio Comunale, e se vuoi farla bene, non devi avere nessun interesse in città.
Quotidianamente ti devi scontrare con il sistema, con tutti e/o quasi tutti quelli che non vogliono cambiare, ma detenere lo Status Quo.
Ecco, fatta questa premessa, cerco di spiegare secondo me, del perché Roma dovrebbe fare da scuola con la nuova giunta M5S.
Per cambiare il sistema politico in Italia, si dovrebbero mandare a casa tutti quanti, e quando dico tutti quanti, dentro ci metto anche chi lavora nell’amministrazione pubblica…
Sicuramente all’interno del sistema Italia c’è della brava gente che fa e dà il suo contributo, quotidianamente, ma è nettamente in minoranza e spesso vediamo poi attraverso i media quello che accade. Il sistema ha le maglie molto larghe e così facendo si instaura la connivenza tra quel sistema marcio e quello sano… Poi, nel calderone finiscono tutti quanti, altrimenti ti devi togliere o prevale l’omertà.
Lo vediamo quasi tutti i giorni attraverso filmati che sbattono sempre i mostri in prima pagina e poi… tutti a meravigliarsi.
Ohhhhh, eccolo il sistema che non funziona e poi e poi? Nessuno lo denuncia per paura di perdere quello che ha conquistato, anche attraverso gli amici degli amici.
Ecco, questo secondo me, è quello che sta accadendo oggi a Roma.
Per far del bene per i propri concittadini ci si deve inimicare per forza il sistema. L’inizio: cominciando a sollevare poltrone e dicendo no a chi fino a ieri veniva gratificato dal sistema stesso. Solo così facendo forse, si potrà cambiare qualcosa in Italia.
Faccio un esempio jesolano, è così semplice svendere i propri gioielli per far campagna elettorale con la speranza di venire rieletti e continuare poi ad agire col vecchio sistema politico amministrativo.
Avrebbero fatto così quei " bravi politici jesolani" che hanno svenduto i beni di tutti noi, se quei beni fossero stati loro… lo avrebbero fatto?
Avrebbero depauperato i loro conti correnti per poi lasciare ai propri figli i conti in rosso?
Ecco si dice spesso che nella giurisprudenza prevale il buon padre di famiglia. E questi che continuano a depauperare il nostro territorio dandolo in pasto agli speculatori del cemento, sono dei bravi padri?
Questi, che sono sempre presenti e in bellavista quando ci sono delle manifestazioni non si accorgono che stanno dando via la città per un pugno di mosche, pardon di voti.
Ricordo solo un motto che dovrebbe aver fatto scuola. Prima le persone.
E io ci aggiungo: immobiliaristi, ingegneri, architetti, geometri, tecnici, commercialisti e galoppini vari, ma il muro di gomma che c’è negli enti locali italiani è questo? O mi sbaglio?
Ci sono troppi privilegi, troppo potere nel decidere cosa fare dei terreni altrui e come spendere i soldi di tutti noi.
O forse lo scopo principale è solo essere rieletti!!!
Esattamente quello che non sta facendo la nuova giunta di Roma, quella della sindaca Virginia Raggi, ed è per questo che dà fastidio.
Per cambiare bisogna veramente mettere davanti i propri concittadini, senza paura di dire al potentato di turno: NO!!!