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Umberto Boccioni 2016

Arte > Artisti

Umberto Boccioni
Genio e memoria



Umberto Boccioni (1882-1916) - Nudo di spalle (Controluce), 1909, Mart, Collezione L.F.
Al Mart di Rovereto Dal 05 NOVEMBRE 2016 / 19 FEBBRAIO 2017



A cura di Francesca Rossi
con la collaborazione di Agostino Contò

Dopo la tappa a Palazzo Reale, arriva a Rovereto la tanto attesa mostra Umberto Boccioni. Genio e memoria.
Nel centenario della morte, la figura del padre della pittura futurista viene ripensata alla luce delle ricerche più recenti condotte sulla base di preziosi materiali d’archivio.
Il percorso si sviluppa tra oltre 180 opere che dialogano profondamente con l’identità del Mart, con le Collezioni e i fondi dell’Archivio del ’900. Disegni, dipinti, sculture, incisioni, fotografie d'epoca, libri, riviste e documenti raccontano la storia dell’artista che l’Italia, nel 1998, scelse per le monete da venti centesimi.

Il progetto
Nella ricorrenza del primo centenario della morte di Umberto Boccioni (1882-1916), il Comune di Milano e il Mart di Rovereto celebrano l’artista che più di tutti ha incarnato lo spirito futurista in pittura. Per quasi tutto il 2016, due mostre straordinarie evidenziano, alla luce anche di documenti inediti, il percorso artistico e la levatura internazionale dell’artefice delle più innovative teorie futuriste.
Dopo il successo a Palazzo Reale di Milano (23 marzo-10 luglio 2016), la mostra Umberto Boccioni. Genio e memoria ha ora una nuova e inedita versione espositiva nelle sale del Mart di Rovereto (5 novembre 2016-19 febbraio 2017).

A cura di Francesca Rossi (Castello Sforzesco di Milano) con la collaborazione di Agostino Contò (Biblioteca Civica di Verona), frutto di un lavoro di ricerca svolto dai Musei Civici di Milano e promosso dalla Soprintendenza del Castello Sforzesco, in collaborazione con il Museo del Novecento e Palazzo Reale di Milano, il Mart di Rovereto e la casa editrice Electa, la mostra è sostenuta da prestiti e collaborazioni di importanti istituzioni museali e collezioni private italiane e straniere.

Nel nuovo allestimento, ripensato appositamente per il Mart, la mostra Umberto Boccioni. Genio e memoria dialoga con l’attività espositiva del museo di Rovereto e con le opere presenti nelle Collezioni museali. L’esposizione si lega inoltre all’attività di ricerca dell’Archivio del ’900 del Mart.

La mostra
“[…] La consapevolezza di dover offrire all’attenzione degli studiosi, come del pubblico più ampio, gli elementi di novità che questi documenti contengono per la conoscenza dell’autore, è stata la ragione principale che ci ha uniti nella preparazione di questa mostra e che ci ha spinti a concepirla innanzitutto come uno stimolo per ulteriori e più approfonditi studi”.
Francesca Rossi, curatrice della mostra


Umberto Boccioni. Genio e memoria è una mostra concepita dai curatori con un originale taglio critico che offre un percorso selettivo sulle fonti visive che hanno contribuito alla formazione e all’evoluzione dello stile dell’artista.
L’attività di Umberto Boccioni viene esplorata a Rovereto attraverso accostamenti con le opere dei suoi contemporanei e con preziosi materiali d’archivio. In un allestimento sobrio, serrato e filologicamente rigoroso, vengono presentate oltre 180 opere di tipologie e tecniche diverse distribuite in cinque sezioni intitolate: Atlante, Sogno simbolista, Veneriamo la Madre, Fusione di una forma con il suo ambiente, Dinamismi. La mostra di Rovereto non segue un andamento rigorosamente cronologico, ma piuttosto uno sviluppo tematico, con l’Atlante delle immagini e le carte boccioniane della Biblioteca Civica di Verona esposti all’inizio del percorso, come una sorta di autobiografia dell’artista che funziona da sorgente irradiante del percorso.

I fulcri tematici scandiscono il racconto di una straordinaria parabola artistica, dal Divisionismo al Futurismo, da una dimensione intimistica, ancora affascinata dal clima simbolista di inizio secolo e ricca di rimandi all’arte del passato, a una vitalistica apertura al mondo esterno stimolata dall’ideologia di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista.
Il percorso coinvolge quindi lo spettatore nel ritmo incalzante delle trasformazioni dello stile che Boccioni ha compiuto, con energia, capacità tecnica e rapidità impressionanti, nell’arco di poco più di un decennio, tra il 1903 e il 1916.
Dopo le prime sale dedicate al tema della memoria, con l’Atlante e i Diari, che costituiscono il vero e proprio cuore della mostra, il percorso si snoda attraverso soggetti che rivelano l’intensa stagione simbolista di Boccioni (Sogno simbolista), con opere messe in rapporto con esempi della produzione di Previati, Bistolfi, Fornara, Romolo Romani, Rops, Redon e altri.
La parte centrale e più ampia della mostra vede protagonista la figura della madre, presente in numerosi ritratti che dalla scomposizione del colore divisionista arrivano alla scomposizione della forma e alla compenetrazione tra soggetto, luce e ambiente, tipica dell’avanguardia futurista. Una ricerca, quella di Boccioni, che culmina qualitativamente nelle celebri sequenze dei disegni con i Dinamismi, raggruppati nelle ultime sale intorno alla celebre scultura Forme uniche della continuità nello spazio.
I disegni provenienti dal Castello Sforzesco, il corpus grafico boccioniano più rappresentativo al mondo, insieme a opere appartenenti ad altre collezioni pubbliche e private, evidenziano il ruolo fondamentale del linguaggio grafico nella ricerca dell’artista e costituiscono, unitamente a una serie di documenti scritti e visivi, la struttura portante della mostra.

Umberto Boccioni. Genio e memoria è indubbiamente un progetto di ricerca ricco di novità documentarie che fa emergere la memoria e le fonti visive alle origini dell’arte di Boccioni.
L’esposizione si basa sul rinvenimento di una serie di scritti e documenti inediti riferiti all’artista, riscoperti di recente presso la Biblioteca Civica di Verona, e sull’eccezionale corpus dei disegni del Castello Sforzesco, integrati dai documenti provenienti dai fondi archivistici dell’Archivio del ’900 del Mart di Rovereto e da alcuni dipinti determinanti nella produzione dell’artista.
In mostra, per esempio, il Nudo di spalle (Controluce) (1909), proveniente dalle collezioni del Mart; ma anche Forze di una strada (1911) del City Museum of Art di Osaka; Elasticità (1912) del Museo del Novecento di Milano; e la celeberrima scultura, icona della plastica futurista e riprodotta sulle monete italiane da venti centesimi di euro, Forme uniche della continuità nello spazio (1913), proveniente dall’Israel Museum di Gerusalemme (surmoulage del 1972).

La novità del concept espositivo è costituita da un nuovo approccio metodologico allo studio della produzione boccioniana, esplorata in rapporto ai referenti visivi antichi e moderni che segnarono profondamente la formazione dell’artista, individuabili in particolare nell’arte antica, nel Rinascimento italiano e nordico, nella ritrattistica barocca, nella cultura dell’Impressionismo e del Divisionismo, dei Preraffaelliti e del Simbolismo e nelle tendenze più aggiornate dell’arte visiva europea, dal Postimpressionismo al Cubismo. Tutti questi riferimenti sono contenuti nei tre diari giovanili (rivelatori, per l’approfondimento del contesto culturale del periodo, resi disponibili dalla Getty Research Library di Los Angeles) e soprattutto nelle tavole dell’Atlante, un vero e proprio diario figurativo, costituito da ritagli di immagini di opere d’arte composte su grandi cartelle, grazie al quale è possibile approfondire ulteriormente i rapporti di Boccioni con i suoi referenti visivi nonché il metodo, le intuizioni e gli sviluppi del suo lavoro artistico. Un materiale eccezionale pubblicato integralmente nel giugno scorso da Agostino Contò e Francesca Rossi in un regesto edito da Scalpendi, intitolato Umberto Boccioni Atlas.


Le sezioni della mostra

“Sono stato molto in casa per lavorare e per sistemare tante piccole cose che troverò al mio ritorno. Ciò mi dà l’idea di avere un punto di fermata. In cinque anni di lavoro ho disperso tutto e non ho nulla. Voglio cominciare ad ordinare e tenere disegni, oggetti e ricordi!”
Umberto Boccioni, Diario, Milano, 30 agosto 1907

Atlante
La prima sala della mostra riunisce memorie visive e strumenti del pensiero di Boccioni, dai tre Diari giovanili (1907-1908) all’Atlante, dalle fotografie che ritraggono l’artista a illustrazioni con riproduzioni di antichi dipinti che egli raccolse nei suoi viaggi di studio. Due opere originali, un’incisione di Dürer e un dipinto di Frank Brangwyn, documentano il suo legame con i maestri antichi e contemporanei.
I grandi fogli dell’Atlante delle immagini costituiscono un ricco repertorio iconografico, selezionato e raggruppato sistematicamente, che porta alla luce la complessità della cultura visiva di Boccioni, in una prospettiva di continuità storica più che di rottura. I duecentosedici ritagli che compongono questa cartella sono tratti da riviste e albi illustrati della fine dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento. Le altre due cartelle assemblano, invece, ritagli di articoli di giornali e riviste relativi a iniziative e manifestazioni del movimento futurista e alla vicenda personale di Boccioni negli anni 1912-1915.
Uno spazio apposito è dedicato alla memoria degli affetti rappresentata da alcuni ritratti, dipinti e disegni, che l’artista ha realizzato tra il 1906 e il 1915.

Sogno simbolista
Tra il 1906 e il 1907, i soggiorni a Parigi e in Russia e le visite ai musei di altre città europee permettono al giovane Boccioni di approfondire la conoscenza dell’arte internazionale, unendo allo studio degli antichi maestri uno spiccato interesse per gli artisti simbolisti che conosce anche grazie alla lettura di “Ver Sacrum”, “Simplicissimus” e “Jugend”, riviste fondate nel clima delle Secessioni, nonché di “Emporium”, il periodico diretto da Vittorio Pica che maggiormente diffonde, in Italia, la cultura modernista.
Sono qui esposti, in una fitta serie di relazioni con opere di altri artisti, da Previati a Fornara a Romolo Romani, a Rops e Redon, soggetti come Beata solitudo sola beatitudo, Quelli che vanno, famoso dipinto appartenente al ciclo degli Stati d’animo, e il Sogno – Paolo e Francesca.

Veneriamo la madre
La figura femminile e in particolare quella della madre rivestono un ruolo centrale nell’immaginario di Boccioni. I numerosi ritratti della madre Cecilia Forlani, della sorella Amelia, dell’amica Ines e di altre donne conosciute dall’artista mostrano l’evoluzione del suo stile. L’uso del controluce e di altri, suggestivi, effetti luminosi caratterizzano la maggior parte di questi ritratti che, seppur diversi per stile e ispirazione, rappresentano un’ossessione costante nella ricerca della personificazione dell’amore e dell’adorazione filiale.

Fusione di una testa con il suo ambiente
Fino al 1908 circa, la pittura di paesaggio di Boccioni si inserisce nel solco del tipico gusto divisionista per le vedute campestri osservate en plein air. Ma con il trasferimento a Milano, in un quartiere periferico in pieno sviluppo edilizio, l’artista comincia a osservare un paesaggio moderno, in continua trasformazione. Nella visione futurista della città moderna che si realizza nel 1911 in dipinti come Forze di una strada tutto si compenetra poiché tutto appare simultaneamente. All’origine del processo di compenetrazione delle forme con l’ambiente vi è, ancora una volta, lo studio della luce. Lo stesso studio che Boccioni esplorerà nei disegni preparatori alle sculture. Entro l’estate del 1913 completa una dozzina di sculture in gesso, in alcuni casi con inserti polimaterici, che presenta in una mostra personale itinerante a Parigi, Roma e Firenze. Le sculture, oggi in gran parte perdute e documentate da alcune foto storiche, erano esposte accanto a decine di disegni raggruppati per temi che evidenziavano i principali concetti su cui si concentrava la sua ricerca plastica: il dinamismo della forma umana, il prolungamento degli oggetti nello spazio, la modellazione della luce e dell’atmosfera, la fusione della testa con l’ambiente e le “forme uniche della continuità nello spazio”.

Dinamismi futuristi
La ricerca di Boccioni verso una fusione dinamica tra lo spettatore, l’ambiente e lo spazio in continua trasformazione approda programmaticamente al dinamismo plastico con il dipinto Elasticità, capolavoro del 1912. L’artista inizia allora a lavorare assiduamente sulla sintesi plastica del movimento anche nell’ambito della scultura: “Per rendere un corpo in moto, io non do, certo, la traiettoria... ma mi sforzo di fissare la forma che esprime la sua continuità nello spazio”, afferma.
Dalle verifiche teoriche che egli opera in una straordinaria serie di disegni sul tema del movimento del corpo umano discendono celebri dipinti e sculture originalissime come Forme uniche della continuità nello spazio, il più celebre dei suoi lavori plastici.


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