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Signor Presidente della Repubblica,
è un onore per la Corte e per me personalmente che Ella abbia
voluto essere presente a questa cerimonia di avvio del nuovo anno
giudiziario. È per tutti noi il segno del Suo costante interesse per il lavoro
che l’Istituto svolge e un incoraggiamento in una fase nella quale la Corte
si prepara ad adempimenti molto impegnativi e complessi.
Saluto e ringrazio i Presidenti del Senato e della Camera, il
Presidente del Consiglio, il Presidente della Corte costituzionale e gli altri
giudici della Corte medesima, tra i quali il carissimo amico Aldo Carosi, i
rappresentanti del Governo, gli onorevoli parlamentari e i
rappresentanti degli enti territoriali.
Un cordiale saluto rivolgo al Primo Presidente della Corte di
Cassazione, al Presidente del Consiglio di Stato e all’Avvocato generale
dello Stato, ai Colleghi delle altre magistrature, al rappresentante del
Consiglio Nazionale forense ed a tutte le Autorità civili, militari e
religiose che hanno voluto onorarci con la loro partecipazione.
Il mio saluto va anche ai miei predecessori, al Procuratore generale,
ai Colleghi tutti, ai membri del rinnovato Consiglio di Presidenza, ai
rappresentanti dell’Associazione dei Magistrati della Corte dei conti, ai
lavoratori della Corte.
Caramente saluto i Presidenti e i Procuratori regionali, invitati qui
oggi in rappresentanza di tutti gli uffici giudiziari e di controllo
territoriali, che costituiscono la vera "spina dorsale" dell’Istituto, con la
loro quotidiana azione in prima linea a garanzia e tutela del corretto
utilizzo delle risorse pubbliche e degli equilibri di bilancio di tutte le
amministrazioni.
Un saluto, infine, a tutti i gentili ospiti qui intervenuti.
L’anno giudiziario 2014 si apre in un contesto economico ancora
difficile, anche se non sono mancati, sul finire del 2013, i primi segnali
di ripresa.
Gli indicatori congiunturali interni offrono una conferma del
rafforzamento del ciclo economico, ma, al contempo, segnalano la
presenza di alcune criticità.
Il quadro presenta tendenze contraddittorie.
Sul fronte internazionale, l’effetto combinato di una minore
espansione degli scambi mondiali e di un cambio dell’euro più forte
indebolisce le prospettive delle esportazioni italiane, fattore strategico
per la ripresa.
Pur scontando gli inevitabili movimenti oscillatori dei mercati, i
tassi italiani hanno registrato un andamento che, dall’inizio di
settembre a oggi, si è tradotto in una riduzione di circa 50 punti base.
Ciononostante, il credito bancario continua a ristagnare e
imbriglia la forza della ripresa, che, anche per questa ragione, rimane
assai più lenta che negli altri Paesi europei, di per sé già molto in
ritardo rispetto alle altre aree mondiali.
Ma il recupero di una maggiore solidità finanziaria rispetto a un
recente passato è obiettivo raggiunto ed è l’esito di una azione del
nostro Paese coerente con gli impegni assunti a livello comunitario per
il risanamento dei conti pubblici.
I cenni di allentamento delle tensioni finanziarie non escludono,
tuttavia, che molto resta da fare per il rilancio dell’economia.
La politica di bilancio in Italia si muove con perduranti difficoltà
tra le esigenze, apparentemente contrastanti, della crescita economica
e del riequilibrio della finanza pubblica.
Una ripresa economica che tarda a recepire i positivi impulsi
esterni induce a rivedere sempre al ribasso le stime sulla crescita
attesa del Pil. E ciò si riflette in un peggioramento del bilancio pubblico
che restringe gli spazi di manovra per le politiche di sostegno allo
sviluppo.
Nel 2013 l’impostazione della politica di bilancio è cambiata.
Il grado rigoroso di restrizione della spesa imposto dalla crisi
finanziaria – che si è rivelato macro‐economicamente insostenibile – è
stato via via attenuato, con l’obiettivo di fronteggiare il ristagno
economico e le emergenze sociali.
Sono stati assunti provvedimenti importanti, quali il pagamento
dei debiti delle amministrazioni pubbliche e l’alimentazione dei fondi
destinati ad alleviare la restrizione nell’accesso al credito, elementi
questi di una politica mirata ad assecondare la ripresa della crescita,
senza compromettere gli obiettivi posti in termini di saldi di bilancio.
La conseguente inversione di tendenza nell’andamento della spesa
rispetto al severo contenimento operato negli ultimi anni andrà
comunque attentamente monitorata, tanto più ove il crescente ricorso
a misure di spesa trovi copertura nell’anticipazione di entrate future –
come avviene con la legge di stabilità 2014 – con consistenti rischi di
trasferire gli attuali squilibri sugli esercizi a venire.
Gli obiettivi di medio termine definiti a livello europeo, infatti,
costituiscono ancora un vincolo severo per la gestione del bilancio e
del debito pubblico, anche nella prospettiva di un ciclo economico che
auspichiamo torni favorevole.
Va scongiurata l’eventualità di nuovi interventi di correzione del
disavanzo, riproduttivi di un circolo vizioso che rallenta la ripresa.
Aver introdotto nella Carta costituzionale il principio
dell’equilibrio tra entrate e spese del bilancio, il c.d. "pareggio di
bilancio", estendendo il vincolo a tutte le amministrazioni pubbliche –
Stato, ma anche regioni ed enti locali – rappresenta un cambiamento di
portata storica.
Del resto, l’esigenza di un forte coordinamento fra le
amministrazioni discende dal sempre più stringente collegamento tra
ciclo di bilancio nazionale e regole di finanza pubblica stabilite a livello
europeo.
Nello scenario caratterizzato da un insieme di novità istituzionali
(fiscal compact, Six pack e Two pack), già in larga misura operanti, il
coinvolgimento della Corte dei conti, fortemente auspicato anche dalle
autorità comunitarie, impone all’Istituto un continuo aggiornamento e
un rafforzamento della sua azione, così da porsi anche come garante
del rispetto delle regole di coesione dell’Unione economica e
monetaria.
La rete delle sezioni regionali rappresenta l’insostituibile
strumento per rendere il rispetto degli equilibri non solo un mero
adempimento contabile: il potenziamento del coordinamento e del
raccordo nazionale, l’apertura al confronto con le amministrazioni e
con gli altri attori economici dovranno far sì che il controllo esercitato
sia sempre più avvertito come un elemento di garanzia per i cittadini e
per le istituzioni.
A prescindere, quindi, dalle funzioni che il nuovo contesto assegna
all’Ufficio di bilancio (Fiscal Council), incardinato presso il Parlamento,
il nostro Istituto, anche in virtù della sua esclusiva articolazione sul
territorio, vede confermati compiti e responsabilità nella valutazione
dell’operato dei soggetti che sono chiamati a contribuire al rispetto
degli obiettivi definiti in sede comunitaria.
Attendibilità delle previsioni, correttezza e trasparenza delle
scelte contabili sono contenuti indispensabili per una verifica, a tutti i
livelli di governo, del rispetto degli obiettivi di stabilità.
A tal fine, la Corte ha proceduto al potenziamento degli strumenti
di analisi a sua disposizione, allo scopo di consentire valutazioni
autonome e tecnicamente fondate degli andamenti economici, e
adeguate al ruolo che è attribuito all’Istituto in termini di verifica dei
conti pubblici.
Come ho avuto modo di affermare anche in altri contesti, una
completa disponibilità e accessibilità ai dati contabili e finanziari di
tutte le amministrazioni pubbliche e delle gestioni da sottoporre al
controllo costituiscono la condizione perché la Corte possa svolgere
sempre più efficacemente il ruolo – costituzionalmente assegnatole e
da sempre ribadito dal giudice delle leggi – di "garante neutrale degli
equilibri di finanza pubblica".
Un ruolo di efficiente ed efficace controllore della finanza
pubblica, esterno e indipendente rispetto al Governo che, è bene
ribadirlo, la stessa Unione europea ha confermato e valorizzato nel
momento in cui, ad esempio, ha demandato proprio alle Corti dei conti
nazionali e alle altre istituzioni superiori di controllo il compito di
assistere la Commissione nelle procedure di indagine sulle errate
rappresentazioni (la c.d. "manipolazione") dei dati relativi al disavanzo
pubblico e al debito pubblico (Dec. Comm. UE 678 del 29 giugno 2012).
Del resto, è costante e organico l’apporto che la Corte, da tempo,
fornisce in ambito internazionale. Basti il riferimento al contributo
dell’Istituto all’analisi comparata sulla spending review, che ha
coinvolto 23 Paesi dell’Unione ed è stata approvata dal Comitato di
contatto tenutosi a Vilnius nell’ottobre 2013.
La revisione e la razionalizzazione della spesa pubblica
rappresentano uno snodo fondamentale nell’azione del Governo.
Desidero, in proposito, evidenziare che, avvalendosi dell’ampia
conoscenza delle pubbliche gestioni che le proviene dall’esercizio della
sua azione, la Corte sta offrendo piena collaborazione al Commissario
straordinario nominato dal Governo per la revisione della spesa
pubblica.
Sussistono ampi margini per una razionalizzazione della stessa e
per il riassorbimento di inefficienze e di distorsioni gestionali.
Tra le numerose anomalie, mi sia consentito qui richiamare la
ingiustificata sussistenza di trattamenti economici sperequati
nell’ambito della pubblica amministrazione.
È opportuno, in particolare, vigilare affinché, anche nell’istituire
nuovi organismi e autorità indipendenti, non si determinino assetti
retributivi privilegiati.
Ma, più in generale, non sembra ormai eludibile una riflessione
meditata sul peso dell’intervento pubblico nell’economia e sulla
corretta allocazione delle risorse finanziarie.
Proseguire nella direzione di soli tagli di spesa non selettivi, quali
quelli lineari, si rivela non più sufficiente, ed espone anche al rischio di
risultati molto inferiori alle attese.
È necessario, quindi, muovere verso due obiettivi principali. Da un
lato, proseguire nell’azione di recupero della base imponibile sottratta
all’obbligo tributario, condizione questa essenziale per ridurre il livello
della pressione fiscale; dall’altro, agire per una revisione più radicale
dei confini entro cui opera il sistema di intervento pubblico,
definendone un assetto più efficiente e sostenibile.
La razionalizzazione e la revisione della spesa, ad avviso della
Corte, vanno dunque intese nel significato, più impegnativo e
complesso, di ripensamento del perimetro dell’intervento pubblico e
delle modalità di prestazione e di accesso ai servizi pubblici, in un
contesto sociale e demografico profondamente mutato.
Nessun risultato potrà, tuttavia, dirsi pienamente raggiunto in
assenza di una capillare diffusione della cultura della legalità nelle
pubbliche amministrazioni. La Corte è fortemente sensibile all’allarme
sulla corruzione sollevato anche in sede europea, trattandosi di una
tematica che, incidendo direttamente sulla finanza pubblica, tocca il
"core business" dell’Istituto, nel complesso delle proprie funzioni.
Del resto, la Corte è particolarmente attiva nel contrasto alle
irregolarità e alle frodi comunitarie, promuovendo azioni di
cooperazione con le istituzioni europee preposte.
Va sottolineata, peraltro, l’importanza di una strategia di
prevenzione generale che renda residuale, anche se necessario, il
momento sanzionatorio dei comportamenti illeciti. La prevenzione
deve svilupparsi attraverso il monitoraggio costante dell’attività sia
delle pubbliche gestioni che del mercato in generale, impiegando
strumenti e procedure tali da garantire la massima trasparenza
nell’attività della pubblica amministrazione.
Parimenti, ribadisco quanto ho già avuto modo di affermare in
altre occasioni: che è anche grazie a norme organiche, chiare e semplici
che si può ostacolare la corruzione, eliminando margini di incertezza e
ambiguità, entro i quali più facilmente attecchisce il fenomeno.
Quanto ai dati sull’incidenza della corruzione, devo appena
sottolineare che non sussistono criteri univoci sulla base dei quali
elaborare credibili stime quantitative; a maggior ragione risulta arduo
esprimersi con riguardo alle dinamiche del fenomeno.
Nella relazione scritta – alla quale per ragioni di tempo rinvio –
ho riportato diffusi elementi sulle attività svolte nel decorso anno
da tutti gli uffici della Corte dei conti.
Chi avrà la pazienza di leggerla potrà constatare quali siano state
la quantità e la qualità dell’azione dell’Istituto, nelle sue articolazioni
centrale e periferica, e nelle sue funzioni di controllo e di giurisdizione.
Mi preme, in questa sede, evidenziare come la cointestazione alla
Corte delle predette attribuzioni trovi la propria ratio nella
complementarietà che le caratterizza, in una logica, a un tempo, di
distinzione e di sinergia dell’esercizio delle stesse. Esercitare al meglio
entrambe le funzioni significa, anche, renderle reciprocamente idonee
a rafforzare l’una l’efficacia dell’altra.
L’Istituto pone al servizio delle collettività nazionale e locali un
complesso di valutazioni e di riscontri, di pronunce consultive, di
giudizi di responsabilità, di conto e in materia pensionistica, che
mirano ad assicurare il rispetto di principi e di regole normative per il
sano e corretto impiego delle risorse pubbliche.
È un’attività molto delicata, che impone serenità di giudizio e che,
quindi, per non indurre disorientamento e perplessità nell’opinione
pubblica, richiede particolare sobrietà anche nella comunicazione.
L’impegno dell’Istituto nella deterrenza e nel contrasto delle
illegalità, che incidono a danno di beni e di risorse comuni, assicura
una rete di tutele a vantaggio dell’intera collettività. Proprio per
continuare a salvaguardare l’efficacia di una tale azione, si rivela
indispensabile che, anche sotto il profilo legislativo, non si determinino
ingiustificate lacune, ma divenga più saldo, chiaro e visibile il tessuto
normativo che innerva l’azione della Corte.
La stessa area delle nuove attribuzioni conferite alla Corte dei
conti dal decreto legge n. 174 del 2012 e sue successive modificazioni e
integrazioni appare oggi caratterizzata da un insieme di disposizioni in
materia di finanza e di funzionamento degli enti territoriali che
manifesta alcuni elementi di criticità, meritevoli di un tempestivo
superamento.
È, in particolare, a dirsi che l’avvenuto potenziamento di attività
giustiziali aventi a oggetto deliberazioni di controllo e altri
provvedimenti (quali le delibere di diniego e di approvazione dei piani
di riequilibrio, la parificazione dei rendiconti regionali, i rendiconti
delle spese dei gruppi consiliari) ha annotato disposizioni non
compiutamente esaustive quanto ad aspetti procedurali, a regole di
giudizio, a una armonica allocazione delle novità nella sistematica
ordinamentale già vigente.
Così, l’introduzione per via legislativa di uno strumento di
giustiziabilità delle deliberazioni delle sezioni di controllo nelle
materie di "dissesto guidato", di cui al d.lgs. 149 del 2011, analogo a
quello già previsto per le delibere relative ai piani di riequilibrio, e
della possibilità della adozione anche di misure cautelari,
consentirebbe di tutelare al meglio gli interessi dei cittadini e quelli più
generali di finanza pubblica, ponendo anche termine alle incertezze
che attualmente è dato riscontrare in tale settore riguardo al riparto di
competenze tra organi giurisdizionali di diverso ordine.
E ancora, una più accurata regolazione dei presupposti di
assoggettamento alla giurisdizione contabile delle società di diritto
privato che impiegano ingenti capitali pubblici potrebbe sopperire a
talune lacune che, sovente, provocano incertezze e variabilità
giurisprudenziali nel riparto della giurisdizione di responsabilità tra
giudici contabili e ordinari. L’officiosità delle azioni del pubblico
ministero contabile, in questo modo, potrebbe far superare le croniche
assenze delle azioni sociali civilistiche.
Inoltre, un organico ripensamento definitorio delle norme
processuali riferite ai giudizi contabili, oggi lungamente datate,
consentirebbe di razionalizzare innesti sinora soltanto episodici ed
emergenziali, come quello disposto, da ultimo, nel 2013 relativamente
alle definizioni agevolate dei giudizi di appello. L’anticipazione in altre
fasi del processo di omologhe forme, che possano condurre a sollecita
chiusura la controversia, consentirebbe, tra l’altro, di adeguare i riti
processuali a oggettive esigenze di snellezza e di deflazione, per un più
rapido incameramento di somme destinate alla riparazione dei danni
sofferti dalle pubbliche amministrazioni.
Nell’ambito della ridefinizione a fini deflattivi delle tipologie di
rito esperibili dinanzi la Corte dei conti, potrebbe anche essere
previsto un significativo incremento della soglia – oggi fissata in 5.000
euro – dei giudizi (c.d. "monitori") relativi a danni di modesta entità.
Fino a oggi, l’Istituto, in tutte le attività espressione delle due
funzioni, controllo e giurisdizione, ha dedicato attenzione nel colmare,
per via interpretativa, ovvero tramite la diramazione di linee di
orientamento nomofilattico, le carenze più vistose.
Se all’esegesi potesse essere associato l’impulso di una più
compiuta regolazione da parte del legislatore, la risultante finale
potrebbe essere la disponibilità di una ulteriore e nuova forma di
tutela organica, bilanciata, equidistante, comprensiva di valutazioni
rispettose sia di interessi generali, sia delle autonomie territoriali e
decisionali coinvolte, da parte di un organo terzo di natura
magistratuale.
E concludo, signor Presidente.
Il 2014 sarà un anno in cui il Paese dovrà dimostrare capacità
nuove: saper riformare le proprie istituzioni e le regole; orientare il
contributo di tutti al risanamento complessivo.
E, come da Lei autorevolmente affermato di recente dinanzi al
Parlamento europeo, eguale capacità dovrà dimostrare l’Europa nella
ricerca delle autentiche ragioni dell’appartenenza all’Unione, che
vanno ritrovate non nei soli vincoli di bilancio, ma nell’adozione di
progetti di rilevante interesse strategico comune.
Si tratta di sfide molto impegnative, che impongono radicali cambi
di rotta nei comportamenti e negli strumenti finora impiegati.
In questo momento storico così difficile, in questo tempo della
responsabilità, l'Italia può contare sulla Corte dei conti per la tutela
dell'unità economica della Repubblica.
Il nostro impegno è totale, senza condizioni.
L’Istituto, pur a fronte di compiti sempre più complessi e gravosi,
è in grado di garantire al Parlamento e alla collettività la piena
dedizione dei propri magistrati e del personale, consapevoli, tutti,
dell’alta missione che ad essi è stata affidata con la finalità di
contribuire a condurre il nostro Paese sul terreno sicuro dello sviluppo
economico, della legalità e della giustizia sociale.
14 2 2014 Discorso del presidente Squitieri